Dopo un anno di dibattito, vede la luce un testo che impegna i paesi membri a migliorare le prestazioni energetiche degli edifici per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Per questo dal 2028 tutti gli edifici pubblici e dal 2030 tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere costruiti per essere a emissioni zero.
Dal 2040 sarà vietato installare caldaie a gas e utilizzare combustibili fossili. Forte spinta per l’installazione dei pannelli solari, che saranno fin da subito obbligatori su tutti gli edifici pubblici. I singoli Paesi avranno due anni di tempo per adottare piani nazionali di intervento da trasmettere poi a Bruxelles. Il governo, intanto, ha già annunciato una complessiva revisione dei bonus per il risparmio energetico che sono in scadenza a fine anno.
Per gli impianti fotovoltaici, infatti, fino al prossimo 31 dicembre è possibile contare sulla detrazione del 50%, che è riconosciuta non solo a chi installa i pannelli per la prima volta ma anche in caso di revamping, ossia per gli interventi di potenziamento dell’impianto già in funzione, sia con l’aggiunta di nuovi elementi sia con la sostituzione dei vecchi con nuovi più efficienti.
Il bonus si potrà abbinare con le tariffe incentivanti per l’energia prodotta e autoconsumata, che saranno riconosciute dal Gse per un periodo di 20 anni.
Gli incentivi andranno non solo alle CER ma anche per i gruppi di autoconsumo a livello condominiale e per chi si allaccerà ad impianti fotovoltaici di altri produttori.
Gli Stati membri si assicureranno inoltre che il consumo medio di energia primaria degli edifici residenziali sia ridotto del 16% nel 2030 e del 20-22% nel 2035. Almeno il 55% della riduzione energetica sarà ottenuta attraverso la ristrutturazione degli edifici con le peggiori prestazioni.
Sono stati dunque cancellati i parametri delle classi energetiche legate ai singoli edifici, che prevedevano per esempio l’obbligo per gli edifici residenziali di raggiungere la classe E entro il 2030 (2027 per quelli pubblici) ed ed entro il 2033 la D (2030 per quelli pubblici) e che erano stati accolti con molte polemiche soprattutto da Italia (in cui oltre il 53% degli edifici è stato edificato ante 1970) e Germania.
Per quanto riguarda il patrimonio edilizio non residenziale, le norme prevedono un miglioramento graduale, attraverso standard minimi di prestazione energetica, che porterà a rinnovare il 16% degli edifici con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033.
Gli Stati membri dovranno inoltre garantire che i nuovi edifici siano in grado di ospitare impianti fotovoltaici o solari termici sul tetto.
Infatti, il 15 aprile 2024 è stata firmata dagli Stati membri e dai rappresentanti dell’industria fotovoltaica comunitaria la nuova “European Solar Charter“, la “Carta Solare Europea”.
L’iniziativa ha un obiettivo molto chiaro: continuare a far crescere le installazioni fotovoltaiche nel Vecchio Continente sostenendo la competitività manifatturiera del solare europeo.
La Carta stabilisce azioni immediate che l’Esecutivo Ue, gli Stati membri e i rappresentanti della catena del valore del fotovoltaico devono intraprendere, garantendo il pieno rispetto delle norme sulla concorrenza: promuovere un’offerta resiliente di prodotti solari fotovoltaici sostenibili di alta qualità; espandere l’attuale capacità produttiva; fornire sostegno a nuovi investimenti nella catena di approvvigionamento dell’energia solare.